4 Lt origini del melodramma oligarchia di tiranni. In compenso, questi despoti erano protettori delle arti. Nel campo della musica avremo modo di constatare ad ogni passo nel corso di questo lavoro quanto quest’arte deva all’opera illuminata dei Gonzaga, dei Medici, digli Este. Lo splendore d’arte a cui assurge nel cinque e seicento la cappella granducale di S. Marco, non è comparabile die a quello di cui godette nella stessa epoca la cappella |H>ntiflcin; e tutte le Corti d’Italia furono, sebbene in grado divento, centri d'arte e di cultura aperti a poeti, pittori, architetti, scultori, musicisti, che vi trovarono i mezzi necessari al pieno esplicamento della loro attività creatrice. Principi e privati si fanno ricercatori assidui e difensori tenaci della risorgente antichità di cui le scuole, le accademie, le università divengono focolari attivissimi, centri «li culto e di propaganda. Tutte le manifestazioni dell’arte e del penai ero sono penetrate e riplasmate da un lievito di rinnovazione che fermenta in ogni campo dell’attività spirituale, fecondando tutti i rami dello scibile; e, a fondamento di questa grande trasformazione, sta un mutamento radicale della coscienza, un nuovo apprezzamento del mondo e della vita. L’uomo, che nel medioevo aveva tenuti fissi i suoi occhi verso il cielo, considerando l'oltretomba come la sua vera patria e non attribuendo alla vita terrena altro valore cito d'una apparizione fugace, d’una sosta momentanea, transitoria ed effimera, valevole solo come preparazione e scala all'rtenio. ora celebra la vita in sè stessa, e ne trova la ragione e la giustificazione nella bellezza. neU'arte. nella poesia, nel pensiero, o nell'azione operosa e produttiva, che gliene rivelano il significato ed il valore. L'uomo, che nel medioevo aveva riguardata la natura terrena come nemica della perfezione celeste, come il carcere platonico dcH'anima. interpretandola come un immenso geroglifico simbolico, ora si sente pervaso e inebbriato dallo spettacolo molteplice dell'universo, dalla sinfonia delle forme e dei colori, e spalanca gli ocrhi davanti a tutte le incarnazioni della bellezza, davanti a tutte le apparizioni di corporea e plastica venustà. Inoltre, l'uomo rinascimentale non ai sente più parte di un tutto, atomo nell'universo, ma si sente centro di questo universo, microcosmo riflettente il macrocosmo; sentimento da cui derivano due altri aspetti della vita italiana tn quel periodo: »viluppo della |>ersonalità e cosmopolitismo.