32 a percorrere, o meglio strisciare, quei 300 metri di terreno critico e pieno d’arbusti. Si doveva pure avere la massima precauzione per non essere sentiti. Lo scrosciare della pioggia ci aiutava intanto a questa bisogna ed arrivati quasi alla meta sostammo brevemente ben sicuri di non aver destato sospetti. Eravamo a non più di 30 metri e mentre il cuore batteva tra l’orgoglio ed il timore facemmo una furiosa scarica alle vedette austriache. La nostra sparatoria ebbe un sicuro effetto perchè le vedette stesse, che avevamo ben scorte, non risposero al fuoco. La reazione partì invece da una linea retrostante che fu subito in subbuglio. Una gragnuola di pallottole partì nella nostra direzione ma noi avevamo il tempo per porci al riparo. Fummo poi in un batter d’occhio sulla nostra posizione che non a torto gli occupanti erano in allarme senza sparare essendo a cososcenza della nostra sortita. Bagnati come i pulcini, imbrattati di fango e con gli abiti a brandelli riprendemmo il nostro posto lasciato vacante per qualche ora. Dal mattino il nemico intensificò per rappresaglia il tiro di fucileria sulle nostre posizioni, ma per noi il compito era finito. In serata avevamo il sospirato cambio del Battaglione, e riprendendo il posto sotto il roc-cione di Cerzoca, ebbi con la mia pattuglia l’encomio dal Colonnello Calderara. 120 lire spese invano. Oggi 20 ottobre, vigilia di battaglia. Domani forse la mia sorte sarà segnata ; scrivo a tutte le persone care accennando loro un po’ a cuor leggero il timore