79 rifornimmo di bombe a mano, montammo in macchina e salimmo l’erta che conduce a Doberdò. A metà salita deviammo a destra per un sentiero mascherato. Deponemmo le biciclette in una dolina e, passando per la quota 144 e lamiano, andammo verso l’ignoto. In attesa di eventi sostammo verso il tramonto alla scarpata della ferrovia di Duino mentre, insonni e stanchi ma pieni di fede, si andava poco dopo incontro ad una grande battaglia, forse la più dura, ma forse decisiva per la storia della nostra guerra. Il Colonnello Pellagatti ed il Capitano Luridiana. Il ponte di Duino, con le sue vetuste arcate, presenta un aspetto di fierezza nella sua possenza. Duino, nome leggendario, nome che corse tra milioni di bocche è la fine di questa leggenda che fa ora sorgere nel cuore la vicina vittoria e fa tramutare in gioia fremente tutto lo spasimo. Quante volte quel nome incuteva terrore e sgomento anche ad ogni più ribelle baldanza! Poco lungi il Timavo ; la foce vicina non lo invoglia a scorrere vorticoso. Forse le sue acque vogliono assistere alla battaglia tremenda o, meglio, ne vorrebbero lavare le lacere e insanguinate carni di chi è impegnato in una tenzone che sarà la vita d’Italia. Sarà forse in questo lembo di terra che l’Italia scriverà la sua storia? L’Hermada erge possente di fronte, baluardo terribile, cardine di Trieste. Avanziamo silenziosi. Un Colonnello brigadiere ci incoraggia, ci esalta, vede il tracollo austriaco. Se l’Hermada cadesse....! A voi