10 ci faceva allungare il passo. Eravamo bersaglieri e pensavamo ad un nostro slancio, ad un attacco travolgente sotto il cui impeto Trieste sarebbe liberata. Avevamo valutata così la nostra guerra, tanto ignari ne eravamo. Camminavamo silenziosi, non una parola usciva dal nostro labbro, solo il cuore conteneva a stento il nostro orgoglio mentre il pensiero mi volava alla mamma che forse insonne a me pensava e pregava. Prima conquista. Mentre l’alba ci coglieva, e nelle mie meditazioni spingevo lontano lo sguardo, il confine ci apparve per essere violato senza lotta, senza che anima viva si facesse intravvedere. Oh, quanto mi parve in quel-l’istante di essere stato grande e di essere degno della Patria che mi aveva chiamato per la sua redenzione ! Ero di pattuglia : doppio orgoglio per me ma, lo confesso, anche doppia fifa. Camminammo per qualche chilometro tra fitte boscaglie ma sempre più rinfrancati fin che ci colse il mattino. Del nemico nessuna traccia; solo dai pochi rustici casolari, qualche vecchio e qualche donna che ci guardavano come trasognati. Vennero da noi interpellati per qualche indicazione, ma non risposero che nel loro idioma a noi incomprensibile, ostentando un certo sdegno di comprensibile e forzata rassegnazione. Si cammina sempre tra boschi che pare non abbiano fine e nel pomeriggio occupiamo Cima Mrzli che sovrasta Caporetto. E qui troviamo le prime traccie del nemico : qualche pattuglia che fugge ci rivela che presto saremo nella zona della lotta.