86 mente, ci espresse il suo compiacimento per l’impresa compiuta. Alla distribuzione delle munizioni avevamo intanto portato a conoscenza dei bersaglieri che fra poco avrebbero gustato una buona tazza di marsala. Pure il Capitano volgeva spesso lo sguardo in attesa del famoso fusto, ma per quanto questa si prolungasse oltre il tempo previsto dovemmo deporre ogni speranza. Non ebbimo più dubbi che il Malagoli stesso, spostandosi troppo sulla destra, sia finito involontariamente nella linea nemica con quel marsala che mi aveva illuso di placare un po’ la sete e che mi avrebbe ridonato le forze. Ma mentre il Malagoli stesso si avrà avuto i complimenti degli austriaci io restai a gola secca ed a borraccia vuota. 26 Maggio 1917. Da circa trent’ore non si beveva, non si dormiva, non si vedeva che morte, non si sognava che gloria. Forse non avrei più resistito se non avessi radunato una forza selvaggia e quasi sovrumana. Ma vedevo purtroppo prossima anche la mia fine, ma questa doveva essere gloriosa, dovevo battermi ancora, dovevo dar fine alle ultime mie risorse fisiche. Mi sentivo un sussulto per tutto il corpo, ero disfatto. Quante sofferenze sopportate in silenzio, senza un lamento, senza un’ imprecazione ! Chi potrà descriverle se non un combattente che, se pur povero di parole, ha trovata tanta forza in un’umile ed audace impresa? Intanto l’alba che forse sarebbe stata l’ultima della mia vita si era ormai svelata. Avevo finito il mio