36 Tristezze. Di ritorno dall’ospedaletto di Caporetto vi trovo il mio Battaglione un po’ ridotto alla consueta roccia di Cerzoca in attesa di riprendere la via della trincea nel bosco dello Slaten, che il 2 novembre ci ospita. Era il giorno della commemorazione dei defunti e mi sentivo in cuore una tristezza sconfinata. Pensavo che solo nella loro gloria riposavano nel sonno senza risveglio tanti miei compagni d’ arme che in questo giorno tutto a loro dedicato, avrebbero almeno meritato un fiore dopo le lotte convulse ed il sacrificio. Sentivo ardentemente il bisogno di essere solo, volevo piangere e pregare sommessamente, rivedere attraverso a mille ricordi qualche cosa di caro che mi avevo infisso nella mente. Ma la situazione non lo permetteva : mi scostai un po’ dai compagni, mi stesi sui rami che ci facevano da giaciglio e piansi, e pregai di nascosto. La pioggia aveva ripreso dal giorno precedente la sua opera e le febbri reumatiche diradavano lentamente le file. L’inverno s’avvicinava prepotente e la previsione di lunghi mesi in queste condizioni ci aveva alquanto depressi. Provavo grande diletto nei momenti di tregua, alla lettura e nelle descrizioni della mia guerra ; ma anche questo mi venne tolto in questo periodo perchè sempre bagnato e senza speranza vedevo per la prima volta inutile la vita. Benché la furia nemica si era totalmente placata ed il nostro Comando aveva abbandonato ogni velleità di ulteriori offensive, vi passai costi i giorni più tristi della mia guerra. Dopo varie alternative dalla trincea ai piccoli posti fummo ritirati in breve riposo