70 Una tappa fuori programma. Nella giornata di tappa a Valvasone mi accarezzò un sogno che dovevo a qualunque costo tradurre in realtà. Mio fratello Gerolamo, che poi doveva dare la sua giovinezza in olocausto alla Patria, si trovava alla fronte della Carnia ed era, in quel periodo di tempo, in riposo a Gemona. Era perciò un’occasione propizia; era partito nel 1913 e non l’avevo più veduto. Sapevo solo di lui attraverso gli scritti, mi accennava che era divenuto un giovanottone e desideravo ardentemente di vederlo anche perchè presto doveva partire da Gemona per destinazione ignota. Era quindi questione di due giorni al massimo, poi 10 pure dovevo partire per Cormons. Operai di nascosto con grande abilità, senza smarrimenti, con quella prontezza di spirito che mi valse in varie occasioni la vita. Mi informai minutamente da varie persone sul tracciato del percorso, sulle abitudini del servizio di perlustrazione lungo la strada e fissai l’ora della partenza o, meglio, della maracchella. Ma il guaio, peggio di tutti i guai era affidarsi alla sorte senza un permesso che valesse in qualunque modo a comprovare la mia regolarità. Il servizio di pattuglie di carabinieri era severissimo, come era facile comprendere in una zona di tale importanza. Espressi 11 mio desiderio al tenente Turrini del mio plotone, ne sorrise, e mi disse se stavo per impazzire. Da un momento all’altro si poteva partire e non voleva assumersi una responsabilità che le avrebbe costato tutta la sua reputazione e l’onore di Ufficiale. Lo pregai quasi con il cuore in fiamme, i chilometri per