23 a vivere il primo inverno di guerra che lasciava in-travvedere chissà quali disagi. Facevo parte del plotone degli esploratori comandato dal tenente Colombini. In ogni circostanza esso era chiamato a dar prova della sua nomea, ed il comandante la compagnia ben degnamente teneva come avanguardia in ogni mossa. In quella giornata fu decisa una incursione in una pineta giù a valle tra il Polounik e l’Ursus, ed il mio plotone fu designato per la rischiosa prova. Avutici i necessari schiarimenti e riforniti di viveri movemmo verso la pineta che benché fosse ben visibile, non raggiungemmo che dopo qualche ora di cauto cammino. Il compito era quello di esplorare e non di attaccare se non quando le circostanze l’avessero voluto e poi in serata raggiungere la posizione di partenza. Ma avendo calcolato male la distanza e ancor più per le asperità impreviste del terreno non fu possibile effettuare il nostro compito nel tempo stabilito. Raggiunta infatti la meta ci aveva quasi raggiunto la sera. La pineta era di grande vastità e per un solo plotone sarebbe stata follia svolgere questo compito nella notte. Il tenente Colombini ci fece sostare ben deciso di portare a compimento al mattino il suo mandato. Al mattino infatti si diede varo al programma assegnatoci il giorno precedente. Eravamo ben sicuri di aver preso contatto col nemico e perciò avanzavamo ben guardinghi cercando di puntar dritto nella direzione assegnataci. Non trovammo però traccia di esseri viventi ed al nostro bivacco dopo qualche ora di infruttuose ricerche, un caso dei più comici e bizzarri ci fece rilevare che qualcuno infatti esisteva in quella macchia. Un piccolo laghett