99 campagne e ancor più mi gloriavo per quelli delle mie ferite. Questi sobillatori mi guardavano con aria di commiserazione, con sdegno. Ne seguivano poscia tra questa setta tentativi di corruzione nei soldati lavoratori, incitandoli alla rivolta e cercando di iniettare nel cuore dei medesimi il germe della discordia e del disonore. Ma anche alle loro dimostrazioni ostili, che sulla Piazza di Sestri andavano inscenando trovavano in noi, reduci inabili, chi li sedava anche a ceffoni. Dalla fronte non avevo intanto più notizie di mio fratello Gerolamo, e mentre trascorrevo i miei giorni assorto nel mio nuovo dovere, non placavo la mia opera con frequenti scritti ai miei famigiiari onde rassicurarli sulla sua sorte. Nel gennaio del 1918 una cartolina da Francoforte sull’Oder (Germania) toglie il velo del silenzio e mette il sereno nei nostri cuori. Poche parole conteneva, ma testuali : « Mi trovo prigioniero in Germania, non sono ferito, speditemi viveri ed indumenti di lan2. Vostro Gerolamo ». Non c’era dunque più dubbio. Le lacrime di mia mamma erano cessate. In una susseguente cartolina qualche settimana dopo seppi, ed anche attraverso i resoconti della ritirata mi convinsi, che era stato fatto prigioniero su un monte nei pressi di Gemona. Apparteneva alla 63* Divisione e fu appunto questa che resistette in quella zona per più giorni senza viveri e senza munizioni prima di essere sopraffatta. A queste due cartoline segui di nuovo il silenzio, e questa volta per sempre. Scrissi a varie personalità, ovunque mi rivolsi, ma per quanto spiegassero tutto il loro interessamento non si venne a capo di nulla. Solo nella prima decade di giugno