50 l’Italia mobilitava alacremente in attesa degli avvenimenti. Le aspre vette della frontiera erano da noi guardate per filo nella loro possenza finché s’arrivò al giorno 24. Un’ insolito movimento di truppa ci faceva edotti di ciò che era avvenuto. La guerra era stata dichiarata all’impero Austro-Ungarico, e l’Italia stava iniziando il primo atto della più terribile e più gloriosa delle guerre. Qualche ora ancora ed il Reggimento, dopo un magnifico discorso del Comandante, incominciava la lunga campagna. La notte era ancora fonda e nella sua oscurità muoviamo verso il nostro destino, senza batter ciglio. Più tardi tutte le unità di questo Reggimento dovevano tramutarsi in tanti prodi. Intanto che l’alba spuntava e tra il fruscio degli arbusti si confondeva il nostro sbattere di baionette, scoprimmo e passammo raggianti il vecchio confine. Un’espressione di gioia si leggeva sul viso di tutti. Fin qui, Io confesso, fui un po’ timoroso, poi più nulla. Sentii di essere italiano e, soprattutto, bersagliere. Una franchezza indomabile era in me stesso tanto che mi convinsi che come era il mio amore per te, pari era per la Patria che mi aveva chiamato per la sua intera unità. Vivevo così le prime emozioni di guerra sorretto sempre dalla tua fede che mi guidava in tutti gli ardimenti. Se prevista era la dichiarazione di guerra, imprevedute e fulminee furono le nostre avanzate ove, su deboli forze nemiche abbiamo tosto il sopravvento. Come nell’amore vissi sempre in quella tua fede anche in guerra non venni meno per quello della Patria, ed ovunque la mia arma doveva trionfare al cospetto del nemico oppressore. La luce nella vittoria mi era la tua visione,