41 La barracca del mio Capitano. Eravamo da pochi giorni alle barracchette del Rombon. 11 turno di trincea era suddiviso per compagnie ogni 24 ore nel trincerone di fronte al Monte Cucia. Durante il soggiorno alle barracchette era un intenso lavorio per assestarle e migliorarle in ogni particolare e far sì che oltre proteggerci dalla pioggia ci dessero comodo riposo per il ritorno dalla trincea. Quella del capitano Emanuele non mancava di questi requisiti ed era, come si suol dire, un modello di casetta di guerra. In essa, oltre che avervi costruito una comoda branda, era bene rischiarata da finestre a vetro. La mia era poco discosta e benché non avesse avuto questo privilegio nulla lasciava a desiderare. Le licenze invernali erano aperte da qualche giorno e nella notte 3 bersaglieri per compagnia prò* vavano la gioia del ritorno in famiglia. Il posto di concentramento era Plezzo ove, ritirata al comando del Reggimento la licenza, divoravano la strada che li portava a Caporetto. La notte del 18 ero di servizio per 1’ accompagnamento fino a Plezzo dei fortunati che ci lasciavano in attesa del nostro turno e discesi con loro fino al Comando per le necessarie formalità. Sbrigata la mia mansione mi accinsi solo per il ritorno cercando di non perdere l’orientamento per raggiungere le barac-chette. Pioveva a catinelle e l’oscurità che mi avvolgeva era delle più preoccupanti. Ma benché difficile osse il ritorno tra la folta pineta, dopo varie peri-