93 tragica situazione volgevo intanto lo sguardo diffidente in ogni direzione mentre il gruppo dei prigionieri si era di già allontanato. Un po’ più avanti si combatteva sempre e questo episodio, come ho detto, è rimasto ignorato passando senza storia e senza uno scritto ma che solo il dovere ha irradiato della luce più bella e vivida. Mi ero intanto apprestato a trascinare il mio ferito glorioso. Non feci però che pochi passi che una granata nemica scoppia a qualche metro da noi e una scheggia mi colpisce alla testa. Rimasi un attimo stordito, barcollai, invocai la mamma e caddi svenuto. Altro non ricordo. Riebbi i sensi al posto di medicazione ; non so da chi fossi stato portato colà. Avevo perduto molto sangue, non mi reggevo più. Rivolsi il pensiero al mio sottotenente e volgendo lo sguardo trasognato vedevo prossimo il mare di Mon-falcone. Era ormai il tramonto e le ultime luci si spegnevano in quelle acque, che nella giornata raccolsero tutti gli echi assordanti, come a por fine a tanto flagello e a dar l’ultimo addio ai caduti che mai più rivedranno. Fui medicato dal tenente medico Sinigallia che mi indirizzò il cammino per Monfalcone. Seguii per un centinaio di metri altri feriti poi mi accasciai di nuovo di fronte allo spettro della morte che forse mi stava per ghermire ... Muto e deluso. Al mattino seguente a S. Giorgio di Nogaro, in un ospedaletto da campo, mi svegliai un po’ rinfran-