97 il Battaglione si ebbe a comportare. Oltre a questi le narrai i miei episodi, e ne fu tanta la sua ammirazione che non si disdegnò di abbracciarmi e baciarmi paternamente concedendomi, in pari tempo, una licenza premio di 15 giorni che passai tra i miei cari attorniato da tutto il loro affetto. L’ultimo tributo. Dalla mia licenza non ne ricavai in salute, ma appesantii più penosamente il mio bagaglio di malumore, di tristezza e di sofferenze. Ero ritornato a Livorno più malfermo che mai, cercavo di scuotere con ogni mezzo le mie angoscie e il mio tormento ma il senso di nervosismo che la ferita mi aveva lasciato quale segno di scoramento cresceva con l’andar dei giorni. Ad una nuova visita passata dalla Commissione Centrale di Livorno questa non fece che diagnosticare le previsioni del Colonnello Medico di Modena. Fui confermato inabile permanente, ed anche perchè la balbuzie aveva ripreso nella mia parola il suo posto, fui messo sotto rassegna. Ero pure debole di cuore, e ad ogni minima contrarietà provavo una profonda malinconia. Di notte non potevo dormire, di giorno non potevo stare al sole che i capogiri mi innebiavano la vista si da rendermi la vita un inferno. Intanto era stata proclamata la mobilitazione industriale, e da Genova era una continua richiesta di operai per adattarli agli stabilimenti ausiliari. Gli inabili alle fatiche di guerra vi potevano aderire, ed io pure ne feci domanda. L’aria della Liguria mi avrebbe molto giovato e poi, essendo più vicino alla mia Pavia, i miei famigliari sarebbero spesso venuti a trovarmi.