72 sereno, e mi sovvenni subito dello scorno fatto al brigadiere di Olgiate. Oh, se fosse stato lui il comandante di quella pattuglia! Pensai che costi sarebbe finita la mia avventura, e mentre mi sentivo ghiacciare il sangue nelle vene, mi vedevo capitare sulle spalle una grave punizione. Forse sarebbe stato precluso per sempre il mio avvenire perchè certamente sarei stato denunciato per diserzione. Tutto questo mi balenò nella mente nello spazio di pochi minuti secondi. Dopo però di avermi interpellato a lungo, ed avutone a cuore il mio forte desiderio non mi opposero rifiuto, ma ... acqua in bocca se da altre pattuglie fossi stato scoperto. Ripensai di nuovo ai carabinieri di Olgiate, a! brutto tiro giocatogli, mentre da quel momento infusi in me tutta una gratitudine per questi militi dal cuore di fanciullo e dai modi più dolci che non quelli di un bersagliere. Ma giacché l’oste non era in possesso degli arnesi atti alla riparazione fui indirizzato ad un fabbro, il quale, svegliato dal suo riposo, mi si offerse gentilmente per quanto chiedevo, e nel suo piccolo laboratario misi a punto il mio cavallo d’acciaio. Invitato dal fabbro stesso, un vecchietto arzillo sulla sessantina, di ripartire dopo qualche ora in modo da arrivare a Oemona all’alba accondiscesi con grande piacere, soffermandomi a discorrere sull’andamento della guerra e sulle mie azioni precedenti il che si interessava con grande calore anche perchè lui pure aveva due figli alla fronte. Ripartii infatti dopo una lunga sosta con la sola speranza della mia meta ben deciso di raggiungerla. Onde però evitare altri guasti e rassegnato di arrivarvi alle prime luci