100 una laconica cartolina sempre da Francoforte sull’Oder ci portava la verità del tragico presentimento. Mio fratello era morto il 21 gennaio. Non versai il pianto e continuai il mio lavoro, chiuso nel fiero dolore di combattente. Mia madre ne pianse, ma nella sua amarezza la sorresse il conforto che alla Patria tutto si deve dare, e che a questa Patria doveva pagare il suo tributo di madre. R mia mamma. Carissima mamma, Non il pianto deve velare in quest’ora le tue gote scarne ma una fierezza, se pur muta, deve ovunque regnare nel tuo cammino di vita. So, e ne comprendo il tuo dolore, grande e santo di madre, e ti vedo forse vagare in mille ricordi, che dal Suo primo vagito all’olocausto ne hai gioito e ne hai spasimato attraverso a vicende che or si sono concluse per te con una traccia indelebile segnata nel tuo cuore. Forse lo rivedi bambino, e forse per te il tempo non ne ha cambiato le sembianze. E forse ancora, ignara di guerra, ti parrà di sentire l’urlo della lotta sul monte impervio quand’ Egli, sfiancato dalla lotta stessa e dalle privazioni, cedeva vinto dalla fame e senza munizioni. So che si coperse di gloria, perchè so con quale accanimento la Sua Divisione si ebbe a comportare per più giorni, isolata e senza via di scampo sui monti di Gemona. E so ancora che il Suo più bel morire era per la Patria. Questo te lo dico perchè sempre nei suoi scritti mi accennava, con il Suo gagliardo temperamento, che inetto è chi non sente