44 Quando l'amore è pari al dovere. Dalle pendici del Rombon a tutta la conca di Plezzo le nostre operazioni di avanzata erano del tutto sospese ed il nostro compito si riduceva ad un lavoro di assestamento onde svernare su quelle posizioni. L’attacco nemico era però ogni notte immancabile e sempre atteso sulla punta delle nostre baionette. Ero da qualche giorno un po’ scosso in salute ed il freddo e la neve avevano intaccato alquanto la mia resistenza, sebbene in nulla era intaccato il mio spirito di bersagliere. Il giorno 22 dovevo partire per la licenza ed agognavo quel giorno con ansia indicibile per riabbracciare, oltre che tutti i miei famigliari, la ragazza che tanto amavo e che mi sorresse colle dolci sue espressioni anche nelle ore più tremende della mia guerra. Mentre i giorni passavano e la febbre anziché diminuire aveva fatto presa su di me, vivevo momenti di trepidazione all’avvicinarsi di quella data. Forse non avrei resistito se quell’amore che avevo sognato fin da fanciullo non era infuso in me pari ai dovere e che tenevo a cuore come il simbolo della Patria. Nascondevo a tutti le mie precarie condizioni fisiche cercando di velarle con il sorriso della gioia che presto avrei provato. La febbre intanto dilaniava le mie membra spossate e tra questa e le avversità climateriche sostenevo forse l’impossibile. La sera del 21 ero esausto. Mi si fece pressione di lasciare la trincea per 1’ ospedale, diedi una scrollata di spalle e rimasi. All’indomani sera sarei partito per la licenza ed accanto alla fidanzata, che le avevo annunciato e che mi attendeva, avrei trascorso i 15