71 me non contavano, i miei garretti erano saldi, il tragitto sarebbe stato divorato velocemente come non mai. Restò un po’ perplesso tra il sì ed il no, poi accondiscese di lasciarmi partire senza permesso purché mi assumessi tutta la responsabilità. Se tutto sarebbe andato bene ne sarebbe stato lieto lui pure, se fosse andata male il tenente Turrini non si doveva discuterlo. M’informai del percorso che doveva fare il Battaglione in caso di improvvisa dislocazione da Valvasone e, messo al corrente della faccenda varii miei colleghi di grado, attesi trepidante la sera per spiccare il volo a colpi di pedale. Mi portai lentamente con la mia macchina sullo stradale che doveva condurmi a Gemona ; avevo l’aria di chi era fuori per servizio e, inoltratolo un po’, partii di scatto. Potevano essere verso le ore 20 e contavo di arrivarvi prima di mezzanotte. Mio fratello non era al corrente di quanto stavo mettendo in atto, ma lo avrei trovato lo stesso. Sapevo che era accantonato presso la sussistenza in città, quindi non vi era da dubitare. 1 primi chilometri li percorsi a passo lesto, ma coltomi l’oscurità ed ignaro del percorso dovetti a malincuore rallentare la marcia. Per di più, dopo circa un’ ora di cammino, ruppi la catena della bicicletta restando per un istante con mozza la speranza. Privo di arnesi per la bisogna, raggiunsi dopo qualche chilometro un gruppetto di case ove vi era un’osteria rischiarata debolmente da una piccola lanterna a petrolio. Entratovi, in cerca di un martello e di un punteruolo, vi trovai invece una pattuglia di carabinieri che, in servizio per quella zona, vi avevano sostato non so per quale scopo. Fu per me come un fulmine a ciel