26 diarie. Dalle nostre nuove posizioni assistemmo impotenti al drammatico spettacolo che i seguaci di Nerone ci avevano offerto. Non paghi della loro opera distruggitrice tempestano di colpi tutta la valle radendo tutto al suolo. L’incendio che durò due giorni e due notti infuse in essi maggior furore, e da quei giorni nella Conca di Plezzo non fu più possibile sostarvi tranquillamente. Dal 29 in avanti non realizzammo che lievi progressi e quel terreno, che un giorno era forse la quiete e la pace dei suoi abitanti, divenne una fornace ardente, non si spense mai la lotta e la conobbe la gloria ed il sacrificio il 9° Reggimento Bersaglieri. La bolgia di Plezzo. La lotta, come ho detto in precedenza, non si spense mai in questa vallata dell’alto Isonzo. Senza contare gli attacchi che partivano dal Ravanik (quota 407), molestie più che altro ; il cannone non cessò mai il suo rombo. Per non subire perdite inutili dai tiri dei medesimi avanzammo di nuovo fino alle pendici del piccolo lavorcek nel bosco del Slaten, prendendo diretto contatto col nemico. Benché non vi fosse variazione nella estenuante e deprimente lotta, ci sentivamo però più sicuri sotto quelle roccie ove il cannone non ci poteva toccare. La nostra tenzone non allenta per questo chè, anzi, qualche cosa di grande matura nella mente del Comandante di Divisione che ad ogni costo vuole sloggiare il nemico dal Ravanik e dal piccolo e grande lavorcek. Ai giorni si susseguono i giorni e le scaramucce sono al loro ordine-