58 12 Ottobre 1916. La nostra posizione è sempre la quota 144, la terribile 144, la collina della morte che, con la quota 208 a sinistra, forma uno dei capisaldi del nostro appoggio dell’estrema ala destra delle nostre forze combattenti. Poco più a destra è la quota 85, indi Mon-falcone. Alle nostre spalle il Debeli, Selz e Doberdò, già teatro di tenacissime lotte ed ora in nostro possesso. » * * * Dalla giornata precedente il cannone non aveva cessato un’istante il suo rombo di terrore e di morte, e le vampe degli scoppi si confondevano con i bagliori di un’alba fulgida preludio di una radiosa giornata e di un attacco formidabile che era in noi atteso verso mezzogiorno. La notte insonne ci aveva resi un po’ freddolosi e stanchi, ma rassegnati alla sorte che già intravedevamo nella visione di una lotta senza pari. Le colline desolate si scoprivano lentamente nel loro aspetto bieco non sazie del sangue già corso in altre giornate nei loro tranelli, nei loro agguati. I razzi nemici, che nella notte delineavano le posizioni, avevano cessato la loro funzione e già si vedeva ad occhio nudo quello che doveva essere il campo di una battaglia immane. Il sole si alzava nell’azzurro limpido quasi scosso dall’entrata in azione di nuovi mostri d’acciaio che nella notte avevano taciuto il loro rombo indiavolato. Le trincee da espugnare si aprivano alla nostra vista terribilmente munite e più che mai saldamente difese. Gli scogli nudi brulicavano al