61 Fu in questo contrattacco, in un punto compieta-mente scoperto perchè la trincea era stata distrutta che fui ferito da una pallottola nemica alla gamba destra. Nell’orgasmo non mi accorsi subito e poco vi badai dopo. Ma il gonfiore ed il sangue che perdevo non mi resero più atto a rimanere. Scesi al posto di medicazione in cui il tenente medico Sinigaglia, nel medicarmi, mi consigliò di attendere un po’ di calma che poi sarei fatto scendere in barella. Rifiutai corte-semente perchè altri feriti più gravi avevano bisogno di questo speciale trattamento. Sfidai un’altra volta la sorte e, sotto una raffica di shrapnels, saltellavo zoppiconi lungo la valle battuta per raggiungere il posto d’autoambulanza. Percorsi circa due chilometri, ed arrivato al trincerane che scende dalla quota 208 fino al lago di Pietrarossa in cui era presidiato dal 5° Lancieri Novara, caddi quasi esausto nelle braccia di un mio carissimo amico, vicino di casa mia, certo Peviali, che da due anni non vedevo. Ci baciammo e, caricatomi sulle sue robuste spalle mi portò al posto designato. Non mi reggevo più, la gamba si era gonfiata terribilmente e perdevo ancora sangue in gran copia. Lo ringraziai, e mentre attendevo l’autoambulanza lo lasciai nel suo destino. (Suor di bersagliere. La sera stava intanto calando e portava seco un carico di gloria e di dolori. Dietro un rudero, nelle vicinanze del Iago di Pietrarossa, vi era il raduno dei feriti che attendevano il loro turno per essere trasportati con autoambulanze negli ospedaletti più