102 tere in evidenza un aiuto che non ebbimo mai visto, che non ebbimo mai sentito. L’ottobre si presentava foriero di questa vittoria, ed il Comando Supremo volle che questa fosse con il solo braccio del soldato italiano, con il suo solo sacrificio, e con il solo suo sangue sconfiggere quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo che si era anzi tempo illuso di farne di noi i suoi satelliti. Ma tanto fu l’attesa di quei giorni, tanto la gioia si tramutò in orgoglio di italiani alla prima mossa che dal Piave al Grappa ha valso subito a delineare la grandiosità della lotta, mentre più fulgida che mai era veduta questa vittoria. L’onta di Caporetto era ormai passata alla storia, declinava e scompariva di fronte alla prova dei fatti. Avevo visto che l’Italia era stata tra il fuoco e la vergogna, avevo visto che questa vittoria ci parve per un istante sfuggire e sentivo più forte 1’ orgoglio della nostra razza. La setta baldanzosa ed inetta che aveva mercanteggiato il nostro sangue era ormai divenuta inerme, si dibatteva negli ultimi sprazzi di una vergognosa propaganda e si ritirava dietro al sipario della sua nefasta viltà. Vedevo in quei giorni l’Italia risorta; avevo la visione della mossa travolgente che dal Piave al Grappa partiva come una furia debellatrice, come un uragano scatenato che nulla perdona. Provavo la sensazione della lotta e ne seguivo col cuore ogni passo. Mi pareva di sentire l’hurrà della grande vittoria, il palpito di Vittorio Veneto. Miei lettori, non vi potrò mai fare la storia di quei giorni perchè non ne ho vissuto le vicende come attore, ma vi dirò che là è sorta l’Italia e di là ne è stato consacrato tutto il suo destino.