33 di non sopravvivere ad un’altra bufera di fuoco. Vedo la muraglia inaccessibile del Iavorcek farmi sua preda, e penso che, se questo si fosse avverato, era meglio morire senza un soldo in tasca. Sotto il roccione di Cerzoca il vivandiere aveva da pochi giorni fatta la sua comparsa e per di più accennava a noi la squisitezza dei suoi vini. Confesso che fui sempre tirchio nello spendere i miei soldi e serbavo sempre con me un bel gruzzo-letto: 120 lire che dovevano servire per soccorrere la mia poverissima famiglia al momento opportuno. Ma la visione del domani non mi lasciava in pace ; vedevo che forse gli austriaci si sarebbero impossessati del mio peculio e decisi, se pure a malincuore, a convertirlo in tante bottiglie di barbera, con grande gioia del vivandiere tentatore. Volevo molto bene alla mia squadra, si chè invitai i miei commilitoni a tracannare con me quel rosso e generoso scacciapensieri. L’effetto voluto si manifestò in breve tempo, si da scacciare non solo i tristi pensieri, ma anche dar sfogo a tutte le nostre canzoni. Pensavo tra me: domani a tasche vuote sarò più leggero e se morrò avrò almeno soddisfatto la mia gola. Nella battaglia del domani però una scheggia mi doveva ferire alla gamba destra. Scesi, fui trasportato in un ospedaletto da campo a Caporetto e, senza pagnotta, senza vino e squattrinato per giunta, rimpiansi quelle 120 lire spese in poco tempo che mi sarebbero bastate per passare bene i 10 giorni di degenza.