89 Descrivere questo momento mi è impossibile ; più nulla vidi, picchiai, trafissi...! L’orgasmo mi aveva vinto. Eravamo tutti mischiati, bersaglieri, granatieri e austriaci, e tutti ci battevamo con ira selvaggia, mentre l’uragano dei rombi soffocava i rantoli dei morituri. Avevo il ginocchio destro ferito da una piccola scheggia di granata e non me ne accorsi che quando vidi il gambale del pantalone lacerato e che il sangue aveva arrossato. Non lo medicai, e continuando l’aspra contesa attendevo un po’ di calma. E come apprestarmi ad una medicazione in quel flagello ? Come appartarmi e dove, in mezzo a quell’inferno ove non era che piombo e fuoco? La sorte intanto volgeva a nostro favore ed il corpo a corpo man mano si diradava. Il nemico aveva ultimato di sprizzare veleno e volgeva in fuga. Presi parte all’inseguimento finché caddi quasi esausto; ero livido, terreo. Un mio caro compagno della mia squadra, certo Marani di Poggibonsi, mi gemeva accanto, aveva un braccio trafitto. Lo incuorai alla meglio attendendo poi al mio ginocchio dolorante. La battaglia era in pieno sviluppo, più avanti si combatteva più forte, si moriva più santamente. Mi rialzai : forse sognavo ? Il mio occhio semispento vedeva ancora lontano, più in su vi era altra gloria, più avanti vedevo l’Italia più bella ! Poco dopo scendevo per avere la necessaria medicazione, ed il tenente Babuscio della mia compagnia seguiva la medesima sorte. Mi trascinavo da un sasso all’altro, da un cespuglio ad un macigno finché raggiunsi il camminamento che portava al ponte di Duino ove vi era il posto di medicazione. Mi incuneai con altri feriti e scendevo stremato ma con l’animo contento di aver