gnificato anche dal semplice lato degli scambi. Nel 1938 il fabbisogno delle merci nel territorio dell’ Impero si è aggirato intorno ai 2 miliardi di lire e fra i vari prodotti importati molti possono essere forniti in misura notevole dal nostro Mezzogiorno. Si tenga conto che i maggiori porti pugliesi, Bari, Brindisi, Taranto, sono a distanza relativamente breve da Suez e che quindi anche per questo essi debbono avere più frequenti rapporti con V Impero. Per Bari, ad esempio, questi rapporti ancor oggi sono saltuari e difficili. L’ impresa d’ Etiopia e quella d’ Albania pongono Napoli e Bari, Napoli e la Puglia di fronte a necessità nuove; vorremmo dire a necessità inesorabili di vita e di sviluppo. Fino a ieri il progetto della camionale Napoli-Bari poteva parere un progetto di semplice valorizzazione turistica. Oggi questo progetto è una esigenza di ordine superiore. Il Tirreno e V Adriatico devono essere meglio collegati fra loro; dev’ essere possibile fare il percorso Napoli-Bari in tre ore ed anche meno, attraverso la zona che, dalla Campania alla Lucania, alla Puglia, diventerà nel prossimo ventennio per forza di cose, tutta una grande zona industriale. U unione con V Albania silenziosamente preparata dal fulgido genio di Mussolini, corona otto secoli di storia nostra, vissuta nei porti pugliesi, napoletani e siciliani. I nostri Re, i Re di Puglia e di Sicilia prima, i Re di Napoli dopo, furono Re d’ Albania, le dinastie che ha/n/no regnato nel Mezzogiorno si chiamarono « durazzesche » da Durazzo che era come il perno del Regno. I nostri navigatori, esportatori, commercianti conobbero palmo a p/Mmo V Albania; sui porti albanesi come su _ 14 _