ohe un animato flusso e riflusso di reciproci scambi allietava e faceva prosperare tutte le città di Puglia. Vi pervenivano gli articoli di lusso più costosi che figuravano sul mercato veneziano : la seta ed i suoi manufatti, il damasco, il velluto, i trapunti, i ricami, le mode dei 'vestiti, gli anelli, i vezzi di corallo, perle, rubini, gli scrigni di metallo, gli 'Specchi, i quadri sacri, e quanti altri più belli arredi ed utensili splendevano nei fondaci e nelle botteghe di Venezia, dilfondevansi in Puglia. In contraccambio dai suoi porti imbarcavanjsi giornalmente, alla volta di Venezia, carichi e-normi di olio chiaro palino, e grosse partite di grano, frumento, mandorle, zafferano; e da una parte e dall’altra le compagnie si facevano gran credito. A tal punto la ricchezza economica e l’importanza commerciale di Terra di Bari, salirono durante il regno di Alfonso il Magnanimo e del figlio Ferrante I, da poter essere paragonate al secolo XIII, agli ultimi tempi della dinastia Sveva. Ma i re aragonesi non misero in ciò tanto dell’opera loro, quanto alla grandezza della regione volle consacrarne Federico II. Tuttavia il secolo XIII ed il XV furono come il perpetuo miraggio dell’antica grandezza, e non si può guardare a quei tempi lontani clhe con ammirazione e con slancio emulativo. Questa grandezza economica, commerciale e marittima di Terra di Bari, non durò oltre il secolo XV, anzi, prima ancora che gravi avvenimenti provocati da cause esterne venissero a sconvolgere il regno, negli ultimi anni del secolo, cominciarono a manifestarsi segni di decadenza. Il lungo regno di Ferrante I venne agi- — 34 —