DISCORSI DE IL SABBATTINO ECC. 71 Capo LXVII. — Che gli arsevi delli horti si fatino forti di pietre, overo di boni roveri. E1 se ritrovano in questa laguna grandissima quantità di vigne et horti, le quali hano gli loro arzeri di lotte e di sabbia molto deboli, investidi cum grisuole e pali tenuissimi, di sorte che (come è detto) quasi ogni anno, o da loro medemi, over da ogni poco di sbataizza, che facia l’acqua in la laguna, per fortune si disfano, e quel terreno si spande per la laguna. I padroni poi, volendoli rifar, vano a tuor delle altre lotte negli canedi e li rifano, e così di anno in anno, facendoli e rifacendoli, si fa uno grandissimo danno alla laguna. E però aricordo che essi arzeri gli siano fati far de quadrelli over di legnami di rovere di tal fortezza, che ogni anno non si rompino, corno fano. Et il medemo di alcune valli, che hano le mote delli loro casoni debolmente investite, e con ogni fortuna si rompeno, et il terreno si distende per la luguna, fargele far di pietra, corno sono la maggior parte delle altre, 0 almeno di quadrelle, che non li costarano dui ducati il passo. Capo LXVJII. — Che non si lascia atterrar in alcuno loco della laguna eccetto in qualche sacha verso gli lidi. Non lassar atterrar dico in loco niuno, salvo che in qualche sacha, dove manca il corso delle acque, non seria mal che’1 fosse atterrado, perochè, pigliando l’acqua corso, faria fondo dove non è, e si refaria il danno ; mo. avertir che la sacha non sia troppo longa e granda, perchè, atterando de queste talli, si occupano li lochi delle acque, senza speranza di restauratione. E quel che io dico delle sache, dico di quelle apreso gli lidi, là dove le acque hanno il peso, e non di quelle apreso et entro gli canedi, le quali, 0 grandi, o piciole che le sieno, per modo alcuno non si debono nè arzerar nè atterrar, ma lassarle star, aciochè in quelle (logandossi l’acqua) più ne entra in la laguna. Capo LXIX. — Che’l non si lascia gittar fascine in li canali, tirar trate, siando gli homeni in terra, nè far più chiuse. Devedar si debbe sotto grandissime pene che’ 1 non siano affondate, da niun tempo de l’anno, fassine negli canalli, nè su per le rive, e meno in li fondachij delle velme per pigliar gambarelli, perchè queste agiutano ad atterrar li canali et ad alciarsi le velme. Et apreso ostar che’ 1 non si tirrino per li pescadori tratte di sorte alcuna, stando gli homeni fuori delle barche e lassando quel che si tirra con la tratta suso per le seche: et il medemo delle chiuse, che fano gli diti con l’acqua granda su per le velme, non li lassar far per modo alcuno, perchè uno poco di dano facendossi in uno loco> et un altro poco in uno altro, il fondi della laguna si alcia, che l’homo non si accorgie della causa apena. E sopra il tutto haver l’ochio alla terra ferma, che’l non sia coltivato in loco alcuno, che fin hora coltivato non s’atrovi : e quando li coltivati (dico quelli che sono di sotti li arzeri maestri) si lassasseno andar a pradi et a boschi, non saria se non bene grandissimo, che in vero per queste vie gli homeni, per la ansietà che hanno di far delli boschi campi arati, delle valli e canedi pradi e campi, hano solevati molti lochi vachui con grandissima ruina della laguna.