84 DISCORSI DE IL SABBATTINO ECC. Ai li clariss.mi et eccell.mi sig.ri sopra le acque, sig.ri miei observandiss.mi Mando a vostre Sig.rie clariss.me la scrittura e le prego che le debba piacere di farla dare subbito a messer Cristoforo Sabbattino, perchè esso la vedi e che ben la consideri. Et acciochè vi possa considerare, che habbia tempo di uno mese, con ordine che, trovandovi oppositione, che la metti in scrittura, e ge prometto che, se la serà buona e che la non contradichi al fato et a quello che si vede con gli ochii in fato, che io ge cederò, perchè lo intento mio non è stato mai di contradirge per contrastare con lui, ma solamente perchè si trovi la verità e la buona e vera via, la qualle è per la conservation della laguna e delli paesi, e che così hora mai si lassi la trista e de tanti danni. E perchè vostre Sig.rie me imposino che non ne dovesse dar copia ad alquno, così ho fato e farò in fin che esse vorano. Ma ben è il vero che la mente mia era di darla a 15 di alto e bello intelletto, acciochè la vedessino e che, trovandovi] oppositione, me la dicesseno. E son certo che, se la ge fusse, che la trovarebbono, perchè io so quello che sano, che ne ho fata una eleta di infiniti in questi 15. E quando non vi trovassero erore, concluderebbono che la laguna fosse conservabile. Et una conclusione, che venisse da questi, sarebbe acettata dal mondo per cosa certissima. E questo sarrebbe in gran favore e credito di questa città , perchè da tutti si tiene, che la sia inconservabile. E da questo gli maligni ne godeno, che si dolorebono. Oltra cheâl sarebbe uno fare molti periti in questa peritia, i quali, vedendo la cosa riuscibile, per conscientia solecitarebbono che la opera si facesse, perchè la dificultà è in principiarla, che principiata si lasciarebbe la trista via. Per queste raggioni io desiderava di darla alli soraditti, nè però vi trovava alcun contrario, corno sarebbe questo, che, vedendossi da molti, fosse cosa facille che la fosse veduta da qualche maligno, che quelli non pensano a questo, il quale maligno poi, intendando gli remedij, che si trova per la conservation, che venisse in cognitione degli contrarij e delli muodi, che per quelli essa sâatrova, e con tal modo imparare allo contra operare. Ma io trovo che ciò niuno potrebbe fare, perchè tutti li muodi della atterratione (ecetto però uno solo) è in potere di V. S. e non de altri. E questo solo che io dico che è in potere de altri, è noto a tutto il mondo, che è con fare capitar in la laguna una fiumara, come fece il Cararese. Ma a questo modo vi bisogna il dominio del paese, e tempo di qualche anno. Et a questo ho trovato il remedio in gran parte, che, quando ben vi fosse messo a forza in la laguna una fiumara, che la si farebbe andare al mare con pocho danno di essa. Ma questo non ho voluto metter nella scrittura, ma a parte ne lâoffitio di quelle. Non ritro-vandove adunque contrario alcuno al darla ajli soraditi, io desiderava di dargella per le raggioni soradette. Ma mi rimetto al prudentissimo giuditio di vostre clariss.me Signorie et tanto e non più ve ne son per fare, alle quai molto mi ricomando. Primo Martio 1549. Alvise Cornaro Serv.e V.e C.»>e S.â¢