- 68 — Ma ciò non significa che il Governo turco ,ahbia lo stolto programma di muovere guerra alla religione coirne legge morale o come fede in una rivelazione divina; significa soltanto che il Governo intende smontare l’attrezzatura politica 'della religione, liberare la vita intellettuale, civile ed economica da tutti i legaimi intricati e profondi della concezione teocratica mussulmana. Abolire ITslamismo come religione di Stato non significa aprire le porte all’ateismo occidentale, ma rendere veramente possi!»ili le riforme politiche che devono essere la base della nuova forza del paese. Un programma nazionalista intransigente, come devono essere tutti i programmi nuovi, specialmente quelli lanciati in un tragico momento del paese, non può ammettere dei legami e dei doveri estranei alla sua essenza. Un paese che lotta per la sua vita non ha nè mezzi nè energie superflue da sciupare in solidarietà oltre i confini della Nazione. D’altra parte, tutta la gerarchia religiosa che faceva capo al Sultano era devota al vecchio ed ostile al nuovo regime, che aveva il diritto e il 'dovere 'di difendersi; ma la sostanza religiosa dell’islamismo e l’attaccamento ad esso della popolazione rimane intatto, se anche cadono i legami con i quali la religione teneva avvinta la vita sociale ed intellettuale. Già da tempo il mondo Islamico è giunto in fondo ad una strada chiusa e non ha più in sè alcuna forza germinativa di ulteriore sviluppo. Mentre il mondo occidentale 'già da secoli abbattuta l’impalcatura medioevale «’incamminava per nuove vie e giungeva all’attuale progresso scientifico e tecnico, al quale si deve la supremazia Bianca, il mondo Islamico è rimasto avvolto nel suo manto medioevale solidificatosi sopra le sue membra. Per ciò, se gli Stati mussulmani vogliono progredire bisogna che assorbano la civiltà deH’Occidente. Ma non soltanto adoperare le sue armi, le sue loco-