XII PREFAZIONE E forse questa ardita verità, che infrangeva una tradizione secolare e si convertiva in una implicita censura di quanti avevano creato la loro fama all’ ombra di una mentalità, che veniva rovesciata, suscitò una giustificata, se non logica, reazione, più per la sua arditezza, che per le punte amare, colle quali era presentata. Di questa sorda malevolenza si ha una eco nella successiva ampia e sistematica scrittura, fatta seguire vari anni dopo, nella quale la concezione originale, attorno a cui si sviluppa il sistema delle applicazioni pratiche, è metodicamente esposta. Le male parole, eh’ egli, empirico, rivolge ai suoi competitori, non sono soltanto espressione di facile irritabilità o di vana presunzione, ma anche effetto di una legittima ritorsione contro chi con spicciola maldicenza difende 1’ opera propria svalutando l’idea nuova lanciata. E questa, sottoposta al vaglio di un maturo esame, ribadisce con concretezza di argomenti e precisione di fisionomia, ponendola a base di tutto il sistema : ed ai contradditori ammonisce che la laguna è un tutto unico da vai Dogado a Fosson e che alcuna sua parte non può essere sacrificata a beneficio di un’ altra senza compromettere la vitalità dell’ insieme. 4. — La prospettiva del regime lagunare, da lui disegnata nel momento in cui scrive, è assai triste : è una tristezza che preoccupa e in qualche momento esaspera in una faticosa ricerca di artifici costosi, e per la più gran parte inefficaci, per arrestare la rovina, che agli albori del cinquecento preannunzia la parabola discendente della grandezza di Venezia. I documenti del quotidiano esercizio pratico, che in sede opportuna avremo occasione di illustrare, sono non meno impressionanti del fosco quadro abbozzato dal Sabbadino nei suoi poderosi lavori. L’ allarme, che egli lancia, di salvare la laguna con mezzi più razionali di un vanitoso empirismo, è giustificato, e ne sono involontari testimoni gli uomini del tempo, affaticati nella ricerca dei rimedi, ma più ancora le opere, che si rincorrono con spesa indicibile e con profitto non sempre adeguato. Per chiudere una falla spesso se ne dischiude altra più grossa, mentre il canneto avanza a grandi passi, l’azione di sedimentazione raggiunge nei capi estremi i lidi e stringe un anello sempre più chiuso attorno a Venezia. Vi è chi parla di una grandiosa opera di escavo generale della laguna per riparare agli sconcerti visibili ed indilazionabili di un male cronico, ingaggiando nei mesi di sosta dei lavori campestri, da dicembre a febbraio, un esercito di lavoratori disoccupati a spese dei già aggravati cittadini : fatica di uomini e spesa di denaro colossale gettata al vento, perchè la restaurazione delle compromesse sorti lagunari non può essere affidata all’ opera chirurgica del badile e della vanga. Anche a prescindere dal rendimento dell’ opera (uomini, che lavorano senza salario, pel solo vitto, rendono assai poco), dall’ inevitabile eccesso di costo insopportabile per 1’ erario, dalle difficoltà tecniche di esecuzione, qual duraturo giovamento si poteva ritrarre da una operazione, capace di influire sugli effetti senza toccarne le cause tuttora efficenti ? Per buona sorte quest’ idea peregrina, se pur affacciata dai contradditori del valoroso idraulico, non meritò la considerazione degli uomini responsabili, che non se ne lasciarono impressionare.