Appendice. 221 stioni internazionali, che anche io ho voluto fosse un carattere dei nuovi tempi. Bensì, se questi appelli ai popoli debbono considerarsi come fatti al di fuori, se non contro i governi che li rappresentano, io avrei ragione di grande rammarico, ricordando che mentre questo procedimento era stato sinora applicato ai governi nemici, venga ora applicato per la prima volta ad un Governo, che è stato e vuol essere lealmente amico della grande America, cioè al Governo italiano. E potrei altresì dolermi come tale messaggio diretto al popolo sia avvenuto nel momento stesso in cui le potenze alleate ed associate trattavano col Governo italiano, con quello stesso Governo il cui concorso ed appoggio era stato ricercato e gradito in molte e gravi questioni sin ora trattate con perfetta solidarietà. Ma sopratutto io avrei ragione di dolermi se le dichiarazioni fatte nel messaggio presidenziale avessero il significato di contrapporre il Governo al popolo italiano. Dappoiché in tal caso, si verrebbe a disconoscere ed a negare l’alto grado di civiltà, che il popolo italiano ha raggiunto con forme di reggimento democratico e libero, per cui esso non è secondo a nessun altro popolo del mondo. Contrapponendo, infatti, il Governo al popolo italiano, si ammetterebbe che questo grande popolo libero e civile possa subire l’imposizione di una volontà ad esso estranea: ed io dovrei vivamente protestare contro questa ipotesi, che sarebbe ingiustamente offensiva per il mio paese. Venendo poi al contenuto del messaggio presidenziale, esso è tutto diretto a dimostrare che le rivendicazioni italiane, al di là di quei limiti che il messaggio indica, offendono quei principii su cui deve fondarsi il nuovo ordinamento di libertà e di giustizia fra i popoli. Io non ho mai negato quei principii e il signor Presidente Wilson, nella sua lealtà, ha già riconosciuto che nei lunghi colloqui da me avuti con lui, io non mi sono mai appellato all’autorità formale di un trattato, che ben sapevo non lo obbligasse. lo, in quei colloqui, mi sono valso soltanto della forza dalla ragione e della giustizia sulle quali credevo e credo che si fondino le aspirazioni italiane. Non ho avuto la fortuna di convincerlo e me ne duole ; ma lo stesso Presidente Wilson ha avuto la bontà di riconoscere nel corso di quei colloqui che ìa verità e la giustizia non sono privilegio di alcun uomo e che per tutti Terrore è sempre possibile ; ed io aggiungo che ciò è tanto più possibile quanto più complessi sono i problemi cui i principii si applicano. L’umanità è troppo immensa cosa, ed i problemi che la vita dei popoli solleva sono così indefinitamente complessi che nessuno può