308 il trattalo di Rapallo. < 2) che la delegazione jugoslava, opponendosi all’assegnazione, domandata in un primo tempo dall’Italia, di Porto Baross e di Sussak a Fiume, si inspirava al disegno dello Stato S. H. S. di fare di Porto Baross e di Sussak due strumenti di formidabile, opprimente concorrenza portuale e ferroviaria a Fiume ; e benché sapesse questo, il conte Sforza donò Porto Baross e Sussak ai jugoslavi ; 3) che la delegazione jugoslava conferiva un grande valore, dal punto di vista strategico, all’acquisto del saliente di Castua e di Jussici ; e, pur informato di ciò, abbandonò senza esitare il saliente suddetto nelle mani dello Stato confinante ; 4) che nell’atto stesso di lasciare all’Italia sulla carta l’infelicissima Zara, avulsa dalla terra e dal mare dei quali vive, la delegazione jugoslava non nascondeva l’intenzione e la certezza di conquistare presto anche quella città ; e, sapendolo, il conte Sforza non si domandò se fosse giusto, onesto, italiano condannare la città eroica, dopo due anni di illusoria libertà, a un nuovo più efferato martirio nazionale ; 5) sapeva infine che nel giorno medesimo in cui fu sottoscritto il Trattato, sul quale doveva fondarsi l’immaginato edificio dell’incrollabile « amicizia italo-jugoslava », il maggiore artefice jugoslavo dell* « amicizia » stessa, il dott. Ante Trumbich, sintetizzava così il sentimento suo e dei suoi colleghi e connazionali : « Noi terremo in mente che la guerra è cominciata con Yultimatum nemico alla Serbia, e che finisce con un ultimatum di un alleato alla Serbia » ; e, pur conoscendo ciò, il conte Sforza, per poter vantare il suo grande successo di Rapallo, ha simulato e simula di credere alla sincerità e alla possibilità dell’« amicizia italo-jugoslava ». Ecco come si giunse al Trattato. Ecco il valore reale del Trattato.