226 Il trattato di Rapallo. 10. Discorso pronunziato dal ministro degli affari esteri on. Tittoni al Senato il 25 giugno 1919. Alla vostra delegazione alla Conferenza della Pace, costretta ad affrettare la partenza per Parigi, manca il tempo materiale di farla precedere da un’ampia discussione nei due rami del Parlamento. Tale discussione, che doveva già aver luogo in occasione del ritorno del-l’onor. Orlando, non fu nemmeno potuta iniziare a cagione della crisi improvvisa. Nulla quindi fu detto dello stato attuale delle trattative e del loro futuro svolgimento. E noi riteniamo di non poter partire silenziosamente mentre Parlamento e Paese da vari mesi vedono con ansia sempre crescente che le altre Potenze hanno ormai assicurato il riconoscimento delle loro aspirazioni e la realizzazione dei loro scopi di guerra, e per noi soli invece tutto rimane ancora incerto e dubbioso e si domandano quanto questa dolorosa incertezza, quanto quest’attesa snervante dovrà ancora continuare. E sentiamo il dovere di dare, nei limiti in cui ci è possibile, una risposta alle legittime domande del Parlamento e del Paese, il cui appoggio pieno e incondizionato all’infuori e al disopra di qualsiasi gara o competizione di partiti è assolutamente indispensabile alla vostra delegazione per assolvere il suo arduo compito. Se all’estero potessero supporre un solo istante che tutta la Nazione non è con noi, mentre noi con serena fermezza ci accingiamo a difendere strenuamente le aspirazioni e gli interessi nazionali, la nostra azione sarebbe preventivamente svalutata, sarebbe fatalmente condannata alla sterilità. Lo stato delle cose mi fu esposto dall’on. Orlando in un lungo e cordiale colloquio che ebbi con lui. Io credo di poter riassumere brevemente la situazione nei termini seguenti. Il confine con la Repubblica austriaca è stato definito quale noi lo volevamo. Per ciò che riguarda l’Adriatico dopo la situazione creata dal messaggio di Wilson e prospettata al Parlamento dall’on. Orlando, si è avuto il tentativo fallito del compromesso Tardieu, le cui vicende sono a tutti note nelle linee generali. Questa come ogni altra formula di transazione era stata ricercata allo scopo di trovare un accordo che convenisse oltre che ai nostri alleati anche al Presidente Wilson, restando ferma da parte nostra la richiesta del Patto di Londra che Wilson non riconosceva e che gli alleati ammettevano nella sua integrità e cioè con la clausola che assegna Fiume alla Croazia.