A ppcndice. 251 ferenza di Parigi per riprenderla in seguito forse in altra sede. Intanto i rappresentanti degli Stati Uniti, deiringhilterra e della Francia avevano creduto utile di venir preparando un « memorandum » relativo alle questioni adriatiche da consegnarsi alla Delegazione italiana. Quando il Presidente del Consiglio dei Ministri francése mi fece cenno di tale « memorandum », mi dichiarò che non si trattava in alcun modo di un atto di pressione su di noi, ma solo di una ricapitolazione dello stato presente delle questioni con la motivazione relativa a ciascuno dei punti trattati, per modo che la Delegazione italiana avrebbe potuto rispondere così ai motivi, come alle conclusioni enunziate. Dovendo io andare a Londra, ove il Primo ministro Lloyd George aveva da più giorni invitato anche il nostro Presidente Nitti, che non poteva allora muoversi da Roma, la consegna del « memorandum » fu protratta. Dal Ministro inglese degli Affari Esteri Lord Curzon ebbi precisa notizia del contenuto del « memorandum » ; che in sostanza riproduceva, con dichiarazioni amichevoli e con larga motivazione, le ultime proposte americane. Il Primo Ministro Lloyd George prima della riunione plenaria tornò a dirmi che quello scritto non era nè una vera nota, nè una proposta collettiva, ma un documento che doveva considerarsi soltanto come punto di partenza per l'apertura di una discussione, e aggiunse che solo con tale intendimento me l’avrebbe consegnato. E con simili dichiarazioni mi fu d^to e fu da me ricevuto il « memorandum » nella seduta in cui intervennero i Ministri inglesi e francesi e l’Ambasciatore americano. Ho voluto narrare questi particolari affinchè la Camera possa apprezzare nei suoi giusti termini il valore di un documento, al quale si volle attribuire troppo grande importanza. La discussione, che dovrebbe essere decisiva delle questioni adriatiche, non tarderà. Si è infatti convenuto che essa avrà luogo in una apposita riunione a Parigi dei primi Ministri e dei Ministri degli Affari Esteri della Gran Bretagna, della Francia e deH'Italia, assistendovi, se vorrà, l’ambasciatore americano. Per stabilire le basi giuridiche e politiche della trattazione io risponderò per iscritto al « memorandum » ; ma la decisione dovrà essere il risultato di un'ampia discussione orale. Ciò dimostra che i nostri alleati sono oramai anche disposti a discutere una soluzione che non coincida in tutto con l’ultima proposta americana, nella fiducia che di fronte ad un accordo delle grandi potenze alleate, fondato sulla comune utilità deH*Europa, il Presidente degli Stati Uniti nord-americani vorrà dare il suo consenso a qualche modificazione della sua tesi. Anche negli ultimi suoi discorsi il Pre-