Dalla crisi albanese alla diffamazione di Fiume. 81 caie che l’Italia si è trovata e si trova tuttora di fronte ad una formidabile coalizione d’interessi gelosi, che le sono fatalmente ostili e die cercano in tutti i modi di arrestare e d’impedire il suo libero sviluppo. Prima della guerra, come fondamentale garanzia strategica del nostro territorio, esisteva un equilibrio creato dal fatto stesso che noi eravamo alleati dell’Austria ed amici della Francia, e che, nella preveduta eventualità di un conflitto, ci saremmo trovati in guerra unicamente con una di queste due forze probabilmente avverse l’una all'altra, e che quindi avremmo dovuto, se mai, pensare esclusivamente alla difesa delle nostre coste e isole tirrene, ovvero unica-'camente alla difesa deM'Adriatico. Infatti così avvenne durante la guerra. Ora il pensiero di coloro che, attraverso il patto di Londra, disegnarono i fini di guerra che l'Italia avrebbe dovuto raggiungere, era questo: creare in Adriatico una situazione di piena libertà e di assoluta sicurezza per il nostro Paese. Vediamo che cosa accade oggi. Talune potenze, per avere abbondantemente sfruttato il grande contri buto di dolore, di sangue e di danaro portato dall'Italia all’impresa comune, non rinunziarono alla compren sibile speranza di impedire che l'Italia si togliesse, vincendo più del bisogno, da quella posizione di minorità in cui essa si trovava accanto a toro: si proposero perciò di allacciare intorno al nostro paese una specie di sistema chiuso, di blocco, che dovrebbe vietare a noi qualsiasi libertà di movimenti per l’avvenire. Cioè a Biserta e a Malta si dovrebbero aggiungere, secondo L. F«dertont — 6