PREFAZIONE XXI gravitare sulla media laguna fino a Malamocco, in direzione opposta, a nord cioè del partiacque veneziano, e, ripetendo lo stesso assioma applicato alla Brenta ed al Bacchiglione, dare ad esse uno sbocco diretto in mare superiormente alla laguna stessa e fuori di essa. Perciò egli proponeva la diversione delle acque dal Muson al Sile, con un alveo che, partendo dal primo all’altezza di Stigian od anche più su, attraversasse e raccogliesse le acque del Marzenego, Dese, Zero, e girando a monte di Mestre e del 'Ferraio immettesse nel Sile a sud delle Tre Palade e del Vallio e di qui proseguisse con quello nel Siletto e per la valle di Dogado, canal di Lio Mazzor e pel Cavallin sboccasse in mare per un proprio porto. In tal guisa, alleggerito il carico del Bottenigo e quello dei corsi inferiori degli altri alvei, potevano essi esser liberamente aperti per lasciarvi risalire F acqua salsa, nella quasi certezza che sarebbero state annullate od almeno ridotte a proporzione trascurabile le torbide e non sarebbe mancato il carico per regolare il movimento del-F acqua salsa. Era naturale che tale progetto trovasse forti opposizioni, anche perchè in qualche punto si ritorceva contro alcuni postulati da lui asseriti, quale ad esempio, che era sacrificata qualche po’ di laguna a nord, nella valle di Dogado, canal di Lio Mazzor e parti superiori, e Trogojesulo : ma egli asseriva che ne guadagnava assai più nella zona mediana facendo risalire F acqua salsa nella terraferma, dove questa era avanzata a fianco di Venezia. Non convinceva però la soluzione della Brenta vecchia, perchè pareva riuscisse compromessa la navigazione della Brenta ed il rifornimento dell’ acqua dolce per gli usi della città, tanto che lo stesso Sabbadino, apportando un codicillo nel 1548 al suo progetto, si addattava a ridurre il decorso dell’ acqua salsa fino alla Mira, ideando dalla Mira un vizioso diversivo per far ritornare nella Brenta F acqua derivata dal Dolo fino alla nuova intestatura, perchè congiungesse in ogni modo alla laguna. Comunque fino a che la parte essenziale delle opere di regolazione della Brenta non fu compiuta ed il deflusso di questa non fu tolto dall’ alveo della Brenta vecchia, nessun serio dibattito fu impegnato su questa seconda parte di programma. Soltanto dopo, risorsero le dispute, e mentre il governo, almeno provvisoriamente, adottava F esecuzione delle opere previste nella deliberazione del 1540, si profilavano apertamente due opposte risoluzioni, fra le quali F idea sabbadiniana finiva per trionfare. Basti per ora rilevare le linee generali informatrici del pensiero sabbadiniano e di quello dei suoi contradditori, in testa dei quali sta Alvise Cornaro, sceso in lizza contro il Sabbadino con tutto il bagaglio delle sue conoscenze scientifiche e pratiche per snebbiare gli errori di una falsa teorica. Il Cornaro, nella sua relazione del 14 agosto 1549, aveva esplicitamente dichiarato che, anche un programma ridotto di far divergere il Muson, ch’egli chiama sempre Bottenigo, nel Dese per farlo sboccare a Treporti « è contro il primo ordine et fondamento della peritia delle acque, che è che se debano mettere più tosto verso Chioza che verso