128 II trattato di Rapallo. impedendo la ripresa dei commerci e delle relazioni finanziarie con l’Estero e provocando all'interno una forte speculazione che si risolve in definitiva nel più duro disagio delle classi povere e specialmente dei ceti aventi un reddito fisso. Nel momento in cui scrivo il corso normale della corona, in Dalmazia, oscilla intomo ai 13 centesimi a lira. Il che significa che, se il deprezzamento della moneta ha reso così oneroso il costo della vita in Italia, questo è in Dalmazia, per la colpevole negligenza del governo Italiano, sette o otto volte ancora più oneroso. Ecco insomma il premio dato dall'Italia all’eroica fedeltà dei Dalmati. Puniti perchè credettero e credono nella patria comune : di continuo amareggiati e vilipesi, perchè ancora non disperano; il loro antico patimento si prolunga pur dopo che la nostra bandiera sventola sui castelli veneziani delle loro città. Senonchè il patriottismo è in essi generosa vocazione, è virtù che offre tutto il sacrificio e non chiede alcun beneficio, è pazienza che sfida ogni cimento e resiste a ogni delusione. Con questa avanguardia di mirabili figli, con un uomo come Millo che ha saputo ritrovare e rinnovare nel governo della provincia la grande tradizione dei « provveditori » della Repubblica di S. Marco, l’Italia avrebbe potuto fare in Dalmazia una politica fertile di splendidi frutti. Invece non ne ha fatta nessuna. E lo si constata con dolore non tanto a Zara, ove l’ammiraglio Millo, disponendo di mezzi e poteri limitati dalle grette direttive die ho accennate, e senza uscire dall’ambito rigorosamente circoscritto delle sue attribu-