152 Il trattato di Rapallo. E vi è la vita, l'anima, il linguaggio delle cose. Vada l'onorevole Salvemini a Sebenico, quando Se-benico sarà già occupata dai Jugoslavi, prima non so se potrei consigliarglielo; vada l'onorevole Salvemini nella disgraziata città di Nicolò Tommaseo, e vedrà sul portale del Duomo meraviglioso di Giorgio Orsini un fregio sul quale un artista sebenzano, il Pasini, restaurando nel 1862 il famoso monumento, scolpiva, tra i medaglioni dei santi, quelli di Garibaldi, di Mazzini e di Vittorio Emanuele; onde fu perseguitato, processato e condannato, egli, i figliuoli del quale, uno avvocato, uno magistrato ed uno prete, tuttoché si chiamino ancora Pasini, sono oggi, a farlo apposta, tra i più accaniti assertori dello slavismo dalmatico: amici, per conseguenza, dell'onorevole Salvemini che potrà rivolgersi a loro, per ulteriori informazioni. E ricorda egli il martirio di Francesco Rismondo, spalatino fuoruscito e bersagliere volontario, fatto prigioniero dagli austriaci e arso vivo l’8 agosto 1916 a Gorizia, protomartire degli irredenti confessori della fede italiana, antesignano glorioso dei Battisti, dei Chiesa, dei Sauro, dei Filzi ? Sa egli che cinquantasei spalatini, riusciti attraverso inenarrabili difficoltà a passare il confine, combatterono volontari la grande guerra nelle file dell’esercito nostro ? Sa egli che fra essi cadde sul campo anche un Ferruccio Antonio Tommaseo, discendente e omonimo del grande Dalmata, di cui e il Salvemini e altri patroni delle rinunzie citano con così baldanzosa sicumera, in sofistico appoggio alla loro tesi, frasi e pensieri staccati che non solo altre frasi e altri pensieri di lui contraddicono, ma che lo