90 Il trattato di Rapallo. del signor Grossich, del signor Vio, del signor Ossoi-nack, dei quali ieri si è parlato. Anzi, nel caso che essi potessero dimostrarsi — ciò che credo di dovere escludere recisamente — persone non degne della nostra stima, sarebbe tanto più importante dirci per quale ragione alcuni opportunisti, alcune persone non guidate da un superiore pensiero di idealità patriottica avessero dunque trovato necessario dichiararsi a favore dell'assegnazione della loro città all'Italia. Sarebbe tanto più importante spiegarci come costoro avessero potuto indursi a volere disperatamente per la loro città una sorte contrastata da tutte le più potenti forze mondiali, una sorte a cui l’Italia stessa ha dovuto suo malgrado opporsi, fino a punire Fiume della propria sconfinata devozione ! 11 metodo seguito ieri dall’oratore socialista è la negazione stessa della storia. Nessun grande avvenimento della storia resisterebbe ad una critica, che accettasse punti di vista di partiti municipali in contrasto; nessun grande fatto si sarebbe compiuto, se si fosse preteso di affidarne l'esecuzione unicamente ad un voto di maggioranza popolare. L’autodecisione di Fiume non ha bisogno di nessuna riconsacrazione. Essa è già, per noi, legittima e irrevocabile. Stabilita, oltre che dal suo plebiscito, ancor più solennemente da questo fatto: che sottoposta a millenario dominio straniero, interamente circondata da popolazioni allogene, la città ha saputo conservarsi puramente italiana sino a noi, così da permettere all’onorevole Riboldi. quando egli si recò colà, di farsi intendere senza parlare nè ungherese nè croato.