208 Il trattato di Rapallo. di sovrapposizioni violente e di invasioni straniere, in un bacino che geograficamente, storicamente ed economicamente appartiene all’Italia, — tanto che ancora al principio del secolo scorso la regione era prevalentemente italiana non solo a mezzogiorno del confine napoleonico, ma in tutta la vallata Venosta e in parte nei distretti di Bressanone e Sterzen, mentre italiana è ancor oggi la valle di Badia e in complesso non meno di 45.000 italiani vivono tutt’ora nell’Alto Adige vero e proprio ; — va rilevato che il territorio posto tra il confine politico precedente alla guerra e quello ora richiesto, cioè la regione del Trentino e dell’Alto Adige, che formano un tutto geografico, conta nel suo complesso una popolazione di 600.000 abitanti di cui le stesse statistiche austriache ammettono che 380.000 sono italiani, mentre in realtà toccano' i 420.000. Quando anche non militassero a favore della inclusione del Trentino ed Alto Adige nel Regno d’Italia le ragioni di difesa e sicurezza, la stessa prevalenza numerica della popolazione italiana (circa 70 per cento) in una regione per evidenti motivi inscindibile ne importerebbe la restituzione alla sua unità naturale economica e nazionale. Passando all’esame del confine terrestre ad oriente il documento osserva : A correggere l’iniquità e l’errore per cui nel ’66 fu dato all’Italia per confine orientale coll’Austria quello che era l’artificioso confine interno stabilito dal Governo di Vienna tra due organismi amministrativi (Lombardo-Veneto e Litorale austriaco) appartenenti al medesimo Stato, conviene anche nella Venezia Giulia seguire l’indicazione della natura e il monito della storia e portare il nuovo confine d’Italia al displuvio delle Alpi Giulie sino al Quamero. Si tratta di seguire lo stesso concetto di separazione geografica, di difesa naturale, di tradizione storica, di redenzione nazionale. Geografi d’ogni paese e d’ogni età hanno posto alle Alpi Giulie il confine d’Italia. L’intera Venezia Giulia ha avuto uno svolgimento storico non difforme da ogni altra regione della penisola italiana. Ad ogni passo dal mare al monte, i segni di Roma e di S. Marco si accordano ancor sempre con la vita della popolazione che ha spirito e costumi prevalentemente italiani anche là dove infiltrazioni straniere ne hanno, a traverso i secoli, screziato la composizione etnica. Documenti di alta eloquenza, sacrifici tenaci che non ristettero neppure dinanzi al martirio, l’esistenza quotidiana del popolo che è veramente, come vuole il Renan, «un plebiscito di tutti i giorni», offrono la prova dell’armonico, congenito consenso della Venezia Giulia al moto secolare di idee e di eroismi per la liberazione e