Alla Vigilia della tragedia di Fiume. 175 lo Stato di Fiume, implicherebbero nell’altra parte contraente un pari diritto di ingerenza nella costituzione dello Stato stesso. Quindi nell’un caso e nell’altro, sia che il Governo italiano abbia compiuto fuori di ogni preventiva consultazione del Parlamento un atto che può essere causa di gravi complicazioni intemazionali, sia che abbia creduto di poterlo compiere in base a una interpretazione dell’articolo 4 del trattato di Rapallo, certamente erronea e contraria al nostro interesse, la risoluzione che si è concretata nell’ultimatum del generale Gavigha non appare in alcun modo nè formalmente nè sostanzialmente giustificabile. Noi ci rendiamo conto delle gravissime difficoltà nelle quali il Governo si trova per la esecuzione del trattato. Osserviamo soltanto che una delle ragioni che si adducono per negare a Fiume il riconoscimento dello stato presente di fatto, è la circostanza che non è ancora avvenuto lo scambio delle ratifiche, onde il trattato non si può ritenere ancora perfetto. Ma se il trattato non è ancora perfetto, perchè si ha tanta fretta di effettuarne l’esecuzione ? La situazione va considerata con estrema delicatezza. In essa le questioni di forma e di sostanza costituiscono un così inestricabile groviglio di difficoltà e di pericoli, che soltanto un chiaroveggente e sereno patriottismo può condune il Governo a risolverla senza produrre nel nostro Paese scosse, le conseguenze delle quali potrebbero essere incalcolabili.