XXIV PREFAZIONE taggio di diminuire lâazione di deposito di sabbie marine sul fondo lagunare e far convergere su S. Nicolò tutto il beneficio della corrente marina e dei movimenti di marea. Il Sabbadino, che avea oppugnato il primo proposito, rilevando che gli sconcerti del porto erano inerenti a condizioni naturali della struttura del Lido, più vigorosamente si oppose alla proposizione del Cornaro, fermo nel proposito che i difetti locali non restassero attenuati dalla eliminazione della presunta maggior pressione esercitata dai porti contigui e che al contrario il beneficio generale del movimento dellâ acqua salsa potesse riuscire sinistramente influenzato da un artificioso congestio-namento portuario. Al Cornaro opponeva un assioma assai semplice ed intuitivo: « Non intende lui questa laguna tutta esser di Venetia, ma intende quella parte sola, che è tra il par-tiacqua verso il porto di Malamocco e tra quello verso il porto di S. Rasmo : il resto non ha per laguna di importantia ». Ed allora era logico, che, considerando i singoli partiacque come unità autonome, reputasse vantaggioso allargare e rafforzare la potenzialità dellâ uno a detrimento del-1â altro. Ma non sâaccorgeva che il valore dellâ aforisma gran laguna fa gran porto, tanto strombazzato dal Cornaro e non contrastato dal Sabbatino, restava annullato nel proposito di chiusura dei porti di S. Erasmo e di Malamocco, perchè questo faceva ricadere in un circolo vizioso insuperabile. Se si presumeva di aumentare la potenzialità della laguna di Venezia, rendendo più attivo il movimento di flusso e riflusso, come ciò poteva attuarsi con maggiore elasticità ponendo a servizio della medesima superficie il tramite di un solo porto, anziché di tre ? E se dâ altronde si intendeva con questo mezzo di limitare gli effetti delle forti mareggiate, come non dubitare che non ne restassero egualmente influenzati in forma negativa anche i movimenti ordinari? E come poteva conciliarsi il proposito di allargare 1â estensione della laguna col limitare la portata della massa marina da introdurre nella laguna? Vero è che il Cornaro non era contrario al progetto di arginatura, almeno di certe zone paludose, considerandole come elementi negativi per la conservazione del dinamismo lagunare. Il Sabbadino di questo non voleva sentir parlare, perchè ogni argine elevato al limitare della terra ferma era un ostacolo opposto al naturale movimento delle acque marine, le quali, giunte a quel limite, mancavano della spinta necessaria per animare il riflusso. Dâ altra parte, come il fiume non era il fattore, che operasse la grandezza del porto e del suo immediato estuario (la Brenta non avea creato la grandezza di Malamocco, ma se mai avrebbe contribuito alla sua contrazione), così era una illusione di deprimere il porto di Malamocco togliendo lo sbocco delle fiumare. Il miglioramento del regime salso del partiacque di Malamocco, lungi dal restringere, secondo la sua concezione, l'eificenza di quello, 1â avrebbe meglio favorita ; ed entro certi limiti questa prospettiva lo turbava. Anchâ egli era dâ avviso, come il Cornaro, di estromettere le residue acque dolci, che vi affluivano, dopo la diversione della Brenta verso Brondolo, ma a patto che fossero nettamente portate fuori di laguna. Perchè aggravare ancora più la già povera condizione dellâ estuario chiog-