¿»>7 ¡prono sulla facciata, come occhi che »coprono l'anima... Sono i tre occhi superstiti, quelli del padre, della madre, del fratello, che si aprono e si 'porgono, per guardare in alto... Le altre linee dell'architettura, scendono e si convergono, come le linee dei cuori che qui voglion ivere...... » Così, sempre, Giulio Caprin, il quale nota come « la casa dei tre i è servita ad esprimere la sua ruma per via di architettura : c’è i sesto acuto piegato da una no-lalgia di oriente bizantino, c'è ' > scacchiera di mattoni gialli e rossi, c'è il trinato di pietra d'I-tria bianca e lucida; in alto la merlatura a fiori, l'altana, ed i comignoli a fasce, come nella tavola del Carpaccio..... » Mario de Maria, in questa 'ua realizzazione d’un sogno, aveva trovato dei valorosi cooperatori: l’ing. Minio per la parte statica. Umberto Bel lotto per gli arabeschi dei tre poggiuoli e per gli altri ornamenti in ferro battuto, e l'impresa A. G. Samassa. che era ‘tata scelta per la sua meritata fama di ottima esecutrice. La casa del Tre Occhi Il de Maria, spirito combattivo, quanto acuto e profondo artista, combattè egli pure la sua buona battaglia a favore deila Ciudecca. f. del suo stile, anche se non porta la sua fuma, un articolo apparso nel- I Adriatico del 26 febbraio 1912. Egli domanda : Quanti sanno come fosse deliziosa l'isola della Giudecca. cosi regalmente favorita dalla natura d'ogni sorriso di bellezza?... Quanti si accorgono di questi suoi doni, quanti sanno com'essa fosse il luogo più gradito di ritrovo della migliore società di Venezia nostra, come fosse lieta di sontuose ville e di orti magnifici, dove si raccoglievano gentiluomini nobilmente protettori delle arti e delle lettere; o come quell'isola già fortunata oggi sfortunatissima. sia stata cantata da poeti, magnificata da scrittori, come un incantevole recesso di delizie?... Alla Giudecca non v*è più un solo palazzo, una sola delle antiche