DISCORSI DE IL SABBATTINO ECC. 35 tanova et altre assai. E cosi tra fiume e fiume si ritrova. Se cosi intendevano questi talli (e se per altro noi conoscevano, il doveano trovar cum li loro livelli), perchè far il dito alveo di Brenta nova per il traverso, tolendolo tanto al basso e volendolo condur in uno altro fiume ? L’è ben il vero che la Brenta nova ha alquanto de caduta dal Dolio a Corte, ma da Corte a Conche non ne ha niente e, gionta 1’ acqua là dove quella perde la caduta, alquanto la si ferma. Pur quando 1’ havessero tolta al loco di Stra, segondandola a la via di Conche, quella haveria havuta la sua debita caduta, e ditto fiume, havendo il carico di sopra, si haveria poduto condur nel mare, fino a Foscione, porto de l’Adice. Capo XXV. — Perchè furon fatti li duo sboradori a Conche. Vedendossi di poi che' 1 se havea fato male in far cader essa Brenta e Ba-chion tutti doi uniti in la laguna, dretto il porto di Chioggia, sì perchè presto se haveria atterrata essa laguna, corno che si affondava il Padoano per incontrarsi il Bachion con la Brenta, si volseno rimendar cum il dar un’ altra maggior ferita a la laguna di Chioggia. E perhò consigliorno che’l si facesse al loco di Conche doi sboradori, per 1’ uno de quali si sborasse parte della Brenta dentro il canal delle Tresse, e di quello in la laguna, al traverso de il canal di Lombardia ; e per 1’ altro si evacuasse il Bachiglione, dentro il canal de il Torro, e per quello in la istessa laguna, al porto di Brondolo. La qual laguna è dretto il canal de il Torro e dretto quel delle Tresse; a quei tempi, havea di fondo, con la minor acqua, piedi 5 et 6 ; al presente, con la maggior, non ne ha doi. Capo XXVI. — Il far delli molini a Mestre ruinò la laguna. E perchè da Lizzafusina a Torcello era assai bone lagune e di grandissimi canalli verso degli canedi, che ascendeano in terra ferma, sì corno al presente fano quelli i quali sono situati tra il canal di Monte Albano e quel di Siocho, vene fantasia ad uno inzegnero (il qualle havea grandissima fama di far molini et altri edefitij di acque) di aricordar che’l si facesse degli molini a Mestre, per grandissima comodità di questa città e per la distrution della laguna, non la credendo perhò. E così fece de bellissimi molini a Mestre et altri hedeficij, servendosi delle acque de il Marcenego, il qual descende a Mestre. E perchè quella acqua non era bastevole a far andar tanti molini et hedefitij, aricordò che’ 1 si dovesse condur alla volta di Mestre una parte de il fiume Dese, e cosi fece, conducendolo da Maroco a Mestre, di sovravia il ferraio, per il qual si va a Treviso. E non havendo ben misurata 1’ acqua, vide che queste due erano poche al bisogno : e però aricordò che’ 1 si dovesse condur a ditto loco di Mestre una parte de il fiume Zero, di sotto via il terraio, e cosi fo fatto. Non suplindo ancora queste tre acque, zoè Marzenego, Dese e Zero, aricordò che’ 1 si dovesse mandar verso Mestre dell’acqua del fiume Siile; e cosi fu esseguito, che’l forno fatti alcuni tagli a loco della villa detta Levada, là dove il Zero è molto apresso il Siile. Per li quali tagli fece entrar nel Zero dell’ acqua di esso Sii : e cosi esso Zero molta acqua conduceva a Mestre, e bene andavano gli hedefitij e molini, ma molto meglio si rovinava la laguna a la volta di S. Giuliano, di S. Segondo e di S. Marta, alla ponta di Lovi et a Torcello. E la causa della atterratione era questa, che, essendo il Zero corno un fossato non più largo di perteghe 4 in 5, e passando tra terre arate da la villa di Levada al Poviano, quando crescea il Sile, ancor che poco se inalcia, P acqua di esso per tre tagli entrava nel Zero, e non essendo egli capace a riceverla, essa acqua superava le rive di quello et ascendeva sopra le terre arate a suoi tempii