¿40 piego e senza mezzi, di elargire, si, quanto era necessario, ma richiedendo in cambio « un lavoro »; e ciascuno vede quale portala avrebbe avuto tale proposta, se fosse stata accettata. Ma se non lo potè essere, nella immensità dei bisogni, e nell’urgenza dei soccorsi, egli però fece accogliere il suo principio dalla locale « Assistenza Civile » e dal-I’«Istituto per il lavoro», ai quali elargì L. 125.000, somma che nel 1915-16. voleva ben dire qualcosa. Ricordo queste offerte fra le molte sue beneficenze, per il bagliore degli zeri, ma si giungerebbe a ben altri importi se si dovesse aggiungere quanto spontaneamente offrì a tutti i Comitati, ed ai suoi dipendenti ed agli isolani, ed ai suoi contadini, per ogni iniziativa ed ogni bisogno, mentre nessuno ricorse a lui, che non ne avesse largo ed amorevole aiuto. Una pagina indimenticabile di sereno e profondo altruismo egli stampò nel 1917, quando pareva che il nemico fosse già agli estremi confini di terraferma, ed a distanza di qualche giorno, dovesse entrare a V enezia. Le autorità Io informarono, che alcuni treni erano stati messi a sua disposizione, per caricare il più ed il meglio del suo macchinario, e che si affrettasse a farlo smontare. Gian Carlo Stuclcy rispose che, finché vi eran dei soldati che facevan fronte, la speranza non era perduta; d'altra parte quei treni erano ben più necessari per il trasporto dei profughi che assediavano la stazione ferroviaria in attesa del loro turno; in ogni caso, se si volesse evitare che le sue fabbriche cadessero in mano al nemico, poche bombe in pochi minuti, avrebbero ridotto l'estrema punta di San Biagio in un enorme cumulo di macerie. E questa sua volontà tradusse in una breve lettera, che si trova fra i documenti del Comune di Venezia, e che vale ben la pena di riportare : GIAN CARLO STUCKY VENEZIA Venezia, li 14 novembre 1917. Ili .mo Signor Sindaco ritengo che la mia industria della Giudecca possa rispondere, in qualsiasi evenienza, ad una necessità della vita cittadina, ed i perciò che affido a Lei, lll.mo Sig. Sindaco, i miei Molini, perchi abbia a disporne per il bene della città, come Le parrà più opportuno, indipendentemente dal mio interesse. Mi è grato confermarle, anche in questa circostanza, l'assicurazione della mia profonda stima e devozione. Obb.mo f.to G. C. Stucky.