324 solo pochi veneziani, privilegiati ed appassionati, hanno visto mai o frequentano. Questa vita semplice e bella, fu efficacemente narrata da uno scrittore nostro, ingiustamente dimenticato, in un leggiadro suo poemetto (*) : Vuoga uuoga barba Tono, Femo fronte a la cuntraria; Me recordo che mio nono Me diseva che sta aria L’è una aria da bisati...... Forzando sui quattro remi, i nostri pescatori spingono la loro bra-gagna, verso la valle, ricca di pesce e di selvaggina. Ecco in lontananza, sollevarsi tortuosa, fra il paluo una diga erbosa serpeggiante, ed, in uno spiazzo, sorgere una linda casetta. È l’abitazione dei guardiani della valle. Oh! vara vara! Vedo da lontan Barba Bepo che rangie i laorieri, L’omo, el puto de vale, Che i burci, che i vieri, Le vuoeghe, le arte I mete in disparte. Le cofe, le corbe i va pareciando: Gnissun sta de bando; Insin el can de vale A sbragie forte pi’ del consueto...... Dopo i convenevoli, eccoli alla pesca : che frutta loro tutto il ben di Dio delle lagune venete : ...... el pesce bianco, l sievali, le buoseghe, le orae, Le Verzelate, spessi e manco fine; Branzini tanto fati, paganei, Sfogi, ma de quei bei. Che friti i è tanto boni, Magnai cu la salata; Go, anguele grosse e grasse Cu fa le mie poipasse, De quele che se magna a scotadeo, E frite, le se salve in tei aseo..... (*) Vedi dott. Gian Domenico Nardo: La pesca nelle oalli della laguna veneta, al tempo delle prime bufere invernali (fraima). - Venezia 1871.