'37 d’Este a Ferrara, onde si pensò di mandare colà il Buonarrolti, perchè bene le esaminasse. Il grande fiorentino giunse a Ferrara ai 2 d agosto del 1529, ed al 4 fu presentato al duca, che lo ricevette con ogni onore. Il 28 eccolo giunto a Venezia. Di questa sua visita, nè il Vasari, nè altri suoi biografi fanno cenno, ma da un documento scritto di suo pugno, cioè da una nota di spese, risulta ch'egli si trovava in quell'epoca nella città dogale. Rileviamo da essa che egli pagò cinque ducati a Messer Loredano per la pigione, un mezzo ducato per due sgabelli da sedere, una tavola da mangiare ed un forziere, oltre a ciò, per 14 giorni di permanenza, spese lire 20. Taluno opinerebbe che egli dovesse trattar qui affari di Stato, M-gretamente. Però è da dubitarne assai, non solo perchè gli storici del tempo non ricordano questo fatto, ma anche perchè nella stessa Venezia non se ne trova traccia alcuna. Nessun documento dell'archivio di Stato accenna al Michelangelo. Eppure il governo veneto, non ha mai risparmiato carta ed inchiostro per ricordare i fatti che 10 riguardavano. Dopo il 10 settembre, Michelangelo tornò a Firenze, dove si rimise ai lavori delle fortificazioni. Pochi giorni rimase però in patria. Egli trovò la città in condizioni estreme : Firenze stava per cedere ai Medici. Egli allora chiese licenza di andarsene, e poiché gli fu negala, se ne parti per suo conto, in un momento di malumore, e se ne tornò a Venezia. Da una lettera al suo amico Battista Della Palla, apprendiamo che egli aveva divisato di lasciare non solo Firenze, ma anche l'Italia, per andarsene in Francia. Ed attendeva il Della Palla, per proseguire insieme il viaggio. Il grande uomo non era sprovvisto di mezzi : quando giunse a Venezia, aveva seco 3000 ducati. • • • Possiamo immaginare il solitario Michelangelo nell amena Giu-decca. fra i giardini ed i palazzi vetusti. Come avrà spaziato il suo sguardo malinconico sullo splendido panorama, sulle quete acque verdognole. solcale da velieri che venivano dall oriente o vi si recavano! 11 suo animo, cosi triste in quel periodo, aveva trovalo un soggiorno di comprensione e di pace. Noo è a dubitarsi ch'egli abbia avuto allora rapporti cordiali coi suoi col leghi d'arte : eoo 1 ¡riano, con Sebastiano del Piombo, col Sansovino. con Pietro Aretino. Intanto a Firenze si faceva un gran dire di questa fuga del grande uomo : la signoria l’aveva messo al bando. I suoi amici temevano che gli foasero confiscati i beni, e sappiamo che Caterina, la sua fantesca.