119 n stradoni », coperti di viti, a pergola, sostenute da pertiche di ulice. Tra l’uno e l'altro, vi era un largo spazio, racchiudente le platee, lavorate a vanga ed a rastrello, ove crescevano scelti erbaggi, fra (ilari di alberi fruttiferi. Due o tre orti, invece, erano ordinati non a stradoni paralleli, ma contornati in giro da viti a pergola. Se ne poteva dunque far intomo il giro : e servivano per la loro ampiezza, a chi volesse imparar a cavalcare, o cavalcasse a suo diporto. A questo proposito sappiamo che intomo al 1790 erano state ridotte a cavallerizza alcune grandi ortaglie, accanto al convento delle Convertite a Santa Eufemia. Il sito divenne presto di moda; frequentato dal gran mondo, al quale tenta sempre di accompagnarsi il mondo cosi e cosi. V'erano circa trenta cavalli, una grande pista per le corse; e nei giardini attigui, padiglioni ove si banchettava, fra la più sfrenata baldoria. Agli eleganti dell'epoca (gli uomini in velada all'inglese, carni loia a ventoleta, bragbesse con fibia al zenoceto, le signore in cotolete curie curie, calze recamade. pelorine tuie averle e capetelo tondo) si univano, impenetrabili, le maschere. Tra gli habitué's, rimasero famose tre donne, belle ma non troppo virtuose : di cui l'una chiamavasi col soprannome di Correretta, un'altra era greca, di Corfù. e la terza era tale Aiuola Balbi, di santa Giustina, che portava sempre le braccia nude alla lavandera. Ed erano chiamate le tre Grazie, busarone. Una di tue, la Correretta doveva finire poco più tardi (nel 1797) suicida con un colpo di pistola a Milano. Al tramonto ti accendevano i lumi; ed allora cominciavano le cene, alle quali si univano e seguivano le danze. Le monache del vicino convento assistevano, con non troppa edificazione, e taluno osa dir con qualche compiacimento, alle allegre scene della Cavallerizza, che venne chiusa pochi mesi prima della caduta della repubblica. Cosi G. M. in una nota de II Gazzettino, che ho riassunta. Gli orti erano divisi da muraglie, ove coperte di frutta, ove da alloro, talvolta da siepi. Negli angoli degli orti, s'alzavano quei mori che forniscono un frutto grazioso e salutevole. Le vili davano varie sorta di uva da vino, che però era leggero, ed in estale inacetiva. Riuscivano bene le prugne e le zucchette imperiali. Ma soprattutto vi allignavano il fico, il carciofo, i piselli primaticci (ram-peghini). e gli asparagi, che erano molto dolci. Gli orti producevano inoltre erbaggi di ogni specie, come cavoli, sedani, finocchio, erbe gentili, da salatina dilettevoli. Per proprio conio, gli ortolani seminavano anche sorgo, fagioli ed altri legumi.