220 Ad uno di questi pranzi di regatanti, il 31 luglio 1892, Riccardo Selvatico, il sindaco poeta, lesse un brindisi che merita di esser ricordato, per il senso di fraternità veneziana verso la classe dei gondolieri, che io aveva ispirato : Amici, anca si’ano La sorte à ooludo Che possa in sto zomo Mandarve el saludo. Che come una mare Festosa, esultante, Venezia da secoli, Ghe dà al regatante. A ncuo tuli sconto Ga un primo nel peto, Doman vedaremo Chi ciapa el porcheto. Ma sia la so stela O bona o cativa, Venezia per luti No ga che un eoiva. Venezia no carda Chi cince o chi perde. Chi ciapa la rossa La bianca o la cerde, Venezia xe mare : E i so barcarioi, O ultimi o primi Xe tuti so jioi. * • • Nel 1929, dunque, Venezia, la quale ebbe una volta ancora la fortuna di essere retta da un podestà artista, degno successore dei Selvatico e dei Crimani, offrì il tradizionale pranzo ai suoi regatanti, in un locale che bene si presta ad un ritrovo di venezianità, nella Trattoria, cioè, da Montin, alle Eremite. Il buon gusto del sig. Carlo Coldel. della commissione esecutiva per la regata, aveva trasformato il vasto giardino, in una pergola di villa settecentesca, illuminata fantasticamente da centinaia di palloncini. Nello sfondo, il Leone di San Marco — oro in campo rosso — era circondato dalla bandiera della