DISCORSI DE IL SABBATTINO ECC. 145 Havendo io assimigliata questa laguna ad uno corpo concludo che, facendossi lo aricordo mio con tante raggioni comprobato, esso corpo starà sano, perchè haverà stantia in aere salutifero ; haverà cibo buono per pascersi, perchè mai li mancherano le acque del mare ; le bracia forte, che sono li porti ; le gambe gagliarde, che sono li canali delli canedi e luoghi fuori del lago disocupato ; sano il fegato, che è la città di Chiozza ; aiegro il core, che è la città di Venetia; frescho il polmone, che sono le contrade di Torcello, Burano e Mazzorbo; le vene purificate, che sono fi canali in laguna; la carne sana, le ossa e nervi fortissimi, che sono fi fitti e fondi di essa laguna. Et essendo esso corpo sano e così formato dal Signor Dio, con l’agiuto di Sua Maestà, viverà in eterno. Questo è quanto che io Cristoforo Sabbattino, humil servitor di questo Illustriss.mo Dominio Veneto posso porgiere e traere dalle mie fatiche pel bisogno suo. 11 che ho fatto volentieri, et il tutto rimetto alli sapienti intelletti, che più di me sano et intendono, sumettendomi ad ogni loro sapientissima coretione. Et acciochè si dia principio alla cognitione di questa verità, la qual più si conosce per la longa pratica, che per scientia che se ne possi havere, conoscendo io che Vostra Magnificentia, Clariss.m0 messer Antonio Valier del Clariss.m0 messer Benedetto, se ha longamente ritrovato ne l’offitio delle acque prima corno Esecutore, di poi corno Proveditore et Savio di esso offitio, e compiuti fi anni doi da capo reelletto, corno a intelletto profondo in questi manegi, indricio a quella questa mia faticha, acciochè Lei con il suo sapientissimo giuditio, sano intelletto et ottima praticha di questi manegi, si degni legerla e, letta, a parte con me suo servitor raggionarne, che non serà se non utile grandissimo a questa città e contento mio, et quel che ne uscirà dalla Magnificentia Vostra, ancorché fosse a qualche ope-nion mia contrario, si potrà sigilar per buono e perfetto. Degnarassi adunque la Signoria Vostra tuor questo pocho di faticha et haver il suo servitor per ricomandato. IO