61 il’Austria tedesca per lo scacco subito col plebiscito nel bacino di Klagenfurth che riuscì a vantaggio degli austriaci e garantì loro la linea difensiva delle Karavanke; e finalmente con l’Italia per la questione adriatica e fiumana. Il conflitto più pericoloso è quello con l’Italia; da questo derivano tutti gli altri, in quanto esso, indirettamente, li alimenta. Insomma, risolvendo i vari dissidi con i popoli balcanici e danubiani e lasciando insoluto quello adriatico, la situazione iugoslava non si sarebbe mutata; mentre invece se Belgrado si fosse intesa con Roma, tutte o quasi tutte le questioni si sarebbero risolte automaticamente. Di ciò sono convinte molte perso nalità politiche di Belgrado, ma influenze estere imj>ediscono al governo iugoslavo di iniziare una sua politica estera. Conviene pur fare qualcosa: ricorrere all’appoggio di qualcuno: alla Francia, per esempio, che nei Balcani è considerata il nemico naturale dell’Italia. Esiste, e in piena efficenza. la Piccola Intesa. Nel suo programma medio-europeo bisogna inquadrare le necessità balcaniche e adriatiche del governo di Belgrado. Per il tramite di Praga, la capitale, il centro della Piccola Intesa, la Francia concederebln* ogni